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L’analisi

La libertà originaria. Libertà senza soggetto

La parola originaria è senza dimostrazione, senza giustificazione, senza certezza. Anche questo è un indizio della sua libertà.
Alla questione della libertà Armando Verdiglione ha dedicato un libro, La libertà della parola, chi ritenga che la questione meriti elaborazione, può leggerlo.
La questione è semplice. La libertà della parola è libertà senza soggetto. È una virtù del principio della parola. La parola è libera e mai questa libertà può essere confiscata. La parola è libera di divenire cifra, libera di qualificarsi, di valorizzarsi.

Già nella domanda è posta questa istanza. L’accoglimento della domanda è accoglimento dell’istanza del valore.
Ciò che segue è l’itinerario in direzione del valore e del dispositivo per cui l’itinerario si attua.

Il dispositivo di accoglienza, la solidarietà, il dispositivo della riuscita, il patto, concorrono al dispositivo di cifra.
In esso la libertà della parola è una virtù intoglibile: la parola è libera nella combinazione e nella combinatoria. La combinazione è il  modo con cui la cifra procede dal due, infatti corpo e scena si combinano nella cifra. Ciò in assenza di ontologia e linearità, in assenza di dicotomia dell’uno. Nessuna unità da cui procedere e a cui tornare. Non c’è più ritorno né idea del ritorno.
Libertà della parola nella combinatoria: e qui la logica è singolare triale. Le cose procedono dal due e si rivolgono, per la logica del tre, alla cifra, per via di cifratura.
La libertà della parola ha come implicazione, per così dire, la linguistica dell’alingua, l’alinguistica. La lingua della parola, la lingua dell’inconscio, è un’alingua. È una lingua non codificata, perché il codice è dedotto a partire dall’effetto di senso e non viceversa.

Qui interviene l’esigenza narrativa. Se non c’è ontologia linguistica, le cose si dicono e non possono non dirsi: sta qui la lealtà. In assenza di ineffabile, ma nell’impossibilità di potere dire tutto. Né tutto quel che si vuole. E questo grazie all’intervallo con la sua funzione vuota, o funzione di Altro, la cui struttura è data dal sogno e dalla dimenticanza. Struttura della funzione vuota è il Pragma che è  F(ns) sn. Si può indicare anche così:  P = (A) A.
Che ciò accada esige il preambolo: l’analisi come preambolo. Con l’analisi, il soggetto è dissipato. Analisi come teorema, analisi che sfocia nel teorema. L’analisi dissipa la padronanza presunta sulla parola. La padronanza, per esempio, del prima e del dopo. La padronanza del sapere cosa si è e cosa si ha. La padronanza che consente di presumere di conoscersi come soggetto del discorso, soggetto di una lingua morta, in assenza di alinguistica, di alingua, di libera combinazione e combinatoria.

Chi presume di sapere cos’è, cosa vuole, cosa sarà, cosa deve diventare, di sapere come fare e altre amenità del genere, presume in realtà di essere un soggetto convenzionale, conformista o conformato, un soggetto normalizzato. Questa presunzione, che è una credenza, la credenza che il tempo segua una linea convenzionale in cui potere stabilire la successione, nega la parola, nega l’avvenire, il divenire, l’evento.
Con la domanda, già nel preambolo, si pone la questione della scommessa, in cui si tratta dell’obbedienza, della riuscita, dell’azzardo; l’improbabile, il rischio, la riuscita, la cifra. Nella scommessa, nell’azzardo non si tratta della probabilità, ma del contingente, dell’intervallo fra gli impossibili. L’azzardo indica l’imprevedibile, il calcolo incalcolabile, il conto incontabile. In ciò l’esigenza narrativa, con il suo dispositivo, la conversazione.
Tutto ciò per dire che la questione della libertà pone l’inesistenza del soggetto: inattribuibile la libertà al soggetto, se non facendone un processo di liberazione. La libertà è senza idea di bene o di male.
“Libero da” o “libero di”? Né questo né quello. Si tratta invece della libertà del dire, libertà del fare.

La parola è libera ossia: la relazione è libera, la distinzione è libera. La funzione è libera, l’idea è libera. La dimensione è libera.


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