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Lezioni di vita. L’arte, la poesia, la clinica

Il padre e l’educazione. L’autorità e l’educazione

“Adesso basta!”, “Basta così!” Ecco l’assenza di autorità.
Il principio di autorità sospende l’autorità, come ogni autoritarismo.
L’autorità, l’aumento, la crescita sono senza interruzione e senza sospensione: non cessano mai. L’autorità, quindi, non è esercitabile dal soggetto se non come parodia della prescrizione o del divieto. L’autorità è originaria in quanto seguito del nome che funziona.

Ogni rappresentazione dell’autorità nelle autorità o nell’autorità religiosa, civile o quant’altro indica la sospensione della funzione di zero a favore del nome del nome o del significante istituzionale. Questa sospensione comporta l’assenza di annunciazione, di abbandono, di transfert. Indica l’instaurazione del discorso di padronanza a scapito della parola originaria.
Di cosa si tratta nell’educazione? Non di un metodo, non di un’ideologia, non del comportamento. Si tratta del dispositivo la cui direzione è la qualità.

L’educazione non si riduce all’educazione del bambino. La pedagogia e la psicologia fanno a gara per eleggere un modello ideale di bambino o di ragazzo su cui esercitare la padronanza per la riuscita del metodo educativo. Ma il “metodo educativo”, se proprio vogliamo usare questa formula, è la cura, la cura del tempo. È l’itinerario che si svolge nell’esperienza cifrematica e si avvale della parola originaria. L’educazione a cosa si rivolge? Non alle buone maniere, a nessun manierismo. Dispositivo in direzione della qualità. In questo senso non c’è chi ne possa risultare esente.
Questo per dire che l’educazione non è la paideia.

Ma l’educazione non può che volgersi in comportamentismo, in galateo, se non è praticata la tripartizione del segno e la tripartizione dell’esperienza, se non è attraversata la complessità della parola e del suo atto.
Atteniamoci alla logica funzionale: logica singolare – triale in cui si tratta della rimozione, della resistenza e della funzione vuota, o funzione di Altro. Tre funzioni, una logica. Nella simultaneità: nome, significante, Altro. E questa è già la nominazione. Ma, per intenderne il funzionamento e la struttura occorre la nozione di adiacenza. Nomi, significanti, Altro sono adiacenti. Si producono in una struttura dove essenziale è l’adiacenza fra sentieri e bordi, fra corda e filo. Funzionamento e variazione. Ciascun nome funziona e varia, come ciascun significante. Così l’Altro, con la corda e il filo del tempo. La combinatoria si avvale dell’adiacenza fra bordo e funzione. Allora l’alingua, allora l’afasia, allora l’impadroneggiabile.

Può instaurarsi l’educazione senza la struttura della sintassi, della frase, del pragma?
Può instaurarsi l’educazione senza l’impossibile della rimozione e l’impossibile della resistenza? Senza la funzione di “non”, come non dell’avere e non dell’essere?

Non: l’impossibile dell’avere e l’impossibile dell’essere. E accanto all’impossibile, adiacenti all’impossibile, sul bordo rispettivo della rimozione  e della resistenza risiedono la castrazione e la mancanza. Impossibile dire il nome, impossibile sapere il nome, impossibile pronunciare il nome: la castrazione. Ma non è soggettiva, è proprietà del nome: anonimo e innominabile, anche impronunciabile. Da qui il debito: si deve quel che non si è avuto. Originario e non ontologico.
E la mancanza è proprietà del significante che varia sul bordo della rimozione. Castrazione e mancanza, due bordi. Sulla funzione vuota il filo e la corda della memoria.

L’esperienza dello statuto intellettuale è l’esperienza dell’art ambassador. Chi è art ambassador? Chi comunica il messaggio della qualità, vendendo i prodotti della parola, i prodotti dell’esperienza della parola.
Avarizia e spreco sono due facce dell’indifferenza rispetto alla parola. Rispetto alla sua esperienza, ai suoi prodotti, ai suoi frutti. L’avarizia impedisce i frutti, lo spreco li degrada.

La parola trae la sua forza dalla causa, dall’oggetto, dall’identificazione che è condizione della domanda, del viaggio, dell’itinerario. L’art ambassador può rappresentarsi come indifferente alla comunicazione, al messaggio che procedono dalla vendita?
E la vendita esige l’affare: l’operatore pragmatico, sessuale.


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