L’alleanza, la solidarietà, il patto
La famiglia. Il fantasma di alternativa
Alto o basso. Dentro o fuori. Sono la rappresentazione sostanzialista, mentalista di ciò che enuncia una proprietà del due come giuntura e separazione. Il vel è senza alternativa. Questo è il principio del due: l’assenza di alternativa.
Invece, la legge dell’esclusione sancisce con il suo aut aut la legge dell’incesto e la sua prescrizione: “ O fai così o sei fuori”, “O accetti queste regole, o sei fuori!”, “Vai via!”, “Vado via!”
La negazione del principio del due, che trae anche al principio del tre con l’instaurazione dell’Altro, istituisce l’incesto, con la sua legge. L’errore è la colpa.
L’alternativa, proprietà dell’incesto, comporta l’economia della separazione, nell’alternativa fra giuntura e separazione. Paradossalmente, è questa la conciliazione.
La recriminazione è, anche se per via paradossale, una sottolineatura della legge dell’incesto: “Ma tu non fai così!”, “Tu non sei così”, vale a dire che “Non sei dei nostri”, “Non sei come noi”. Sul principio dell’incesto sorge l’intolleranza.
“O così, o fuori!”. Dentro o fuori. Inclusione o esclusione negano il principio del due e del tre con la loro logica, ma vi alludono anche se per via di negazione. Come trascurare quindi che la negazione allude a ciò che nega? La clinica non lo trascura. Così come non trascura il diniego, ossia l’impossibilità di negare il “non”, l’impossibile della rimozione e l’impossibile della resistenza.
L’altra faccia della negazione è l’obiettività.
Il dispositivo intellettuale si distingue dalla compagnia, dal gruppo per l’assenza di zoologia fantastica. La non accettazione intellettuale dell’alternativa esige la dissipazione del bestiario fantastico. Chi può accettare di accompagnarsi all’animale fantastico? Sia nella sua realtà, sia nella sua rappresentazione.
Il principio del due introduce la paradossalità della negazione che invece è indispensabile a ogni significazione.
Impossibile spiegare la differenza sessuale per renderla tollerabile. Il principio della tollerabilità istituisce una relazione fra il dentro e il fuori, fra l’alto e il basso, così come fra il positivo e il negativo, per la significazione, su cui poggia l’alternativa, con la sua attuazione, la scelta.
Esclusione e inclusione, due aspetti fantasmatici dell’armonia sociale.
La famiglia come sistema è lo steccato in cui includere o da cui escludere, è una rappresentazione della genealogia ispirata al bene.
Il calore del sangue, di Irène Némirovsky, illustra, meglio di ogni trattato, come la credenza nella genealogia fondi il mimetismo. Ciò che gli umani chiamano spesso ripetizione, il segno della discendenza, è mimetismo.
L’idea della “perdita del paradiso”, costituito dalla famiglia ideale, fondata sulla presunta preferenza da parte del papà o della mamma, è un fantasma di esclusione del figlio: negazione della funzione figlio e assunzione del personaggio genealogico “figlio di”, “generato da”, su cui istituire un principio d’identità. È per questo principio vigente, che c’è chi può dire: “Io sono così e così mi devi/dovete accettare”.
La presunta mancata accettazione di questa identità è realizzata dalla fuga o dalla sparizione. L’errore è demonizzato come colpa o peccato.
Su questo principio il padre come indice della funzione di rimozione è negato, così come l’autorità.
Il fantasma di esclusione a proposito del padre, di chi si fa “genitore di” in senso genealogico, comporta il timore di essere abbandonato dai figli o di essere disobbedito, come emergenza dell’idea di non avere il rispetto altrui, oppure di non avere l’apprezzamento altrui. Da qui le dimissioni.
In un caso e nell’altro la rivendicazione, la recriminazione, il ricatto intervengono come figure della padronanza contrapposta all’inassumibilità delle funzioni: funzione di padre, di figlio, di Altro.
Abbandonare o essere abbandonato? Salvezza o salute?
Il fantasma di origine è adottato come il traduttore universale del male: ognuno che si fonda sulla genealogia si volge indietro a giustificare il presente e la sua visione dell’avvenire con il passato e cioè con la sua idea più o meno evidente di origine.
La scommessa è la via verso la conclusione.
Il patrimonio è la struttura dove il padre come nome e il figlio come significante funzionano; il matrimonio è la struttura in cui l’Altro funziona.
La famiglia non è il luogo di provenienza. Chi lo pensasse si costruirebbe da sé la prigione, lo steccato entro cui soffrire.
La potestas era il potere di riconoscere i figli oppure di consegnarli alla schiavitù. Potestas del pater familias. Differente l’auctoritas.
Distinguendo fra familiarismo e famiglia è impossibile chiedersi da quale famiglia si proviene, se non facendo della famiglia l’idealità dell’origine.
In nome dell’origine, è negata la famiglia originaria, insituabile se non nella parola, come traccia della dizione, dell’interdizione, nel processo di costruzione del mito. Mito del padre, mito della madre, mito della famiglia.
Se la famiglia è negata, ognuno s’imbatte nella vendetta, che diventa l’istituto della famiglia come sistema. L’equilibrio è dato dall’inconciliabile.
Dal modo della famiglia dipende l’istituzione o meno dei dispositivi della vita.
L’amicizia esige la solidarietà e il patto.
La famiglia è la questione aperta.