La ricerca del modo opportuno. Oltre l’idea di soluzione
Con l’analisi, che consente di dissipare il fantasma che agisce come impediente, per esempio il fantasma di origine, il fantasma di morte, il fantasma di fine, il fantasma di padronanza c’è la chance di instaurare un dispositivo per il lavoro, per l’impresa, per il progetto dell’avvenire, per la conclusione di ciò che si sta facendo.
Rivolgersi all’analisi comporta non coltivare l’idea di soluzione, che è un’idea sostanzialista e di fine del tempo, ma rivolgersi alla ricerca del modo opportuno.
Soluzione, liberazione, salvezza: tre termini che indicano la stessa impostazione dovuta alla paura della fine e l’appello a un’entità superiore o inferiore che la gestisca, ce ne salvi o ce ne liberi. Tre fantasie che contrastano l’analisi e la sua domanda.
Con l’idea di soluzione il modo opportuno non si trova, perché l’idea di soluzione orienta verso il tagliare corto, verso il sostanzialismo a scapito dell’intellettualità.
L’analisi non porta a soluzione, perché è teorema della soluzione, indica che “non c’è più soluzione”.
Con l’analisi, la ricerca si rivolge al modo opportuno e al tono opportuno. L’analisi e il ragionamento esigono l’attuazione: la scrittura della ricerca e del fare, con l’intervento dello spirito costruttivo, nel dispositivo opportuno.
L’epoca contrasta la rimozione, la resistenza, la funzione vuota della parola a favore dell’omologazione, del gergo da considerare comune e stabile. La soggettività si pasce dell’idea dell’unilingua, cioè della lingua uguale per tutti, in cui ciascun termine avrebbe un significato già dato, e tende a prescrivere anche le modalità con cui esprimersi. La soggettività, per reciprocità, se un equivoco o un malinteso interviene, lo attribuisce agli altri soggetti e ne fa un segno del negativo.
Per aggirare l’esigenza di chiarezza, invece che all’analisi molti si dedicano a espedienti, arrivando anche all’uso di sostanze. Non assumere sostanza è una decisione di vita, è una scommessa sulla qualità.