La società in nome della pace
Senza progetto, senza programma, senza domanda, senza tensione ognuno si rappresenta come vuole, come può, come gli pare. Si rappresenta, cioè si dà come animale “reale” che si contrappone a un altro animale “reale”. È questa la società in guerra, la società dove un animale si contrappone a un altro, in nome della pace. Ma è una società senza la pace, perché la società in nome della pace è la società che ha come riferimento il nome del nome, quindi un idolo; è una società senza valore, perché il nome del nome ascrive a sé tutto il valore. I sudditi sono senza valore e possono solo agire “in nome di”, ma senza ratio, senza ragione, senza domanda, senza l’istanza della domanda, ma “in nome di”. In nome di dio, in nome del popolo, in nome della pace, in nome della razza, “in nome di”. In quanti modi viene applicata questa formula “in nome di”! “In nome della salute pubblica noi preleviamo Tizio e gli prescriviamo questa cura”. “In nome della sua salute, in nome del suo bene”, sempre in nome del bene ideale. In quanti modi viene applicata questa modalità dell’azione “in nome di”? “In nome di”, ognuno si rappresenta, si adegua e si considera magari mancante o castrato rispetto all’occorrenza, che quindi viene negata, viene rimandata, viene tolta. “In nome di” è abolito il sembiante, è abolito l’Altro, è abolita la parola. “In nome di” ogni atto diventa un’officiatura, diventa un cerimoniale o un rituale.