La parola è senza paura
L’ipotesi di potere convivere con la paura e fare nonostante la paura è simpatica, è benevola, è un bel tentativo di aggiustare le cose, ancora prima di romperle. Ma dove trae? Dire “nonostante la paura” è come dire che, comunque, la paura è sempre lì davanti a noi e quindi, ogni gesto, ogni atto è atto eroico, perché avviene “nonostante la paura”. Così, ogni atto è comunque gravato dalla paura, gravato dalla superstizione, cioè da quel pregiudizio che mantiene la paura. La questione non è tanto se la paura c’è, ma perché c’è. Perché la paura? Che cosa la consente, che cosa la instaura, che cosa la fomenta, che cosa la mantiene? La paura è senza la parola. Possiamo anche dire così: la parola è senza paura. Allora, vivere con la paura è la buona volontà di vivere senza la parola, cioè di mantenere l’espulsione della parola e quindi, è la buona volontà di vivere secondo l’epoca.