I mali dell’epoca
L’epoca contrasta ‒ tenta di farlo ‒ la rimozione, la resistenza, la funzione vuota della parola a favore dell’omologazione, a favore di un gergo, a favore di un pensiero comune, di un pensiero unico, che giunga anche alla lingua comune, per potere condividere una caratteristica che possa diventare universale: la soggettività, che si pasce dell’idea di parità, di uguaglianza, di somiglianza, di totalità, di socialità e consocialità. Sotto questo aspetto l’epoca è prescrittiva, prescrive la lingua, prescrive quale sia il modo, cosa ci sia da fare per mantenere l’omologazione e, se in questa prescrittività sorge un malinteso, questo viene considerato un segno del male, un segno del negativo, un disturbo, fino a costituire una malattia.