L’idea d’amore nel matrimonio
Marito e moglie non sono statuti o ruoli sociali, sono statuti del matrimonio, statuti sessuali, politici, amministrativi, statuti in un dispositivo che sorge non per amore, ma per fare. Il matrimonio non sorge per amore, sorge per fare!
“Amore” cosa vuol dire? Per dare. L’amore è il custode del dare nell’esperienza. Senza reciprocità! Allora, nel gerundio della vita, ciascuno vive anche dando. Questo vuol dire amore. E non può quantificare quello che dà. Perché, se lo quantifica, pretende anche di ricevere. Ma allora non è più per amore, è per contabilità. Io ti do e tu mi dai. Non c’entra più l’amore, c’entra la contabilità, la partita doppia. Si fa la partita doppia? Benissimo, c’è il ragioniere che registra la partita doppia. Ma nel matrimonio questa registrazione non è in merito al dare, ma a quello che si fa, al fare. Il matrimonio è per fare. C’è chi lo istituisce per fare bambini. Bene, d’accordo, una rappresentazione del fare, i bambini. Quanti bambini? Tanti? Uno? Tanti lo stesso! E poi si fa dell’altro. Ma c’è il fare.
Se è “per amore” il fare non c’è più e c’è un incagliamento, c’è la contabilità. Ognuno si rappresenta di avere dato di più, di avere fatto di più, di avere ricevuto di meno, e se interviene questa contabilità tra il più e il meno, tra il bene e il male, sorgono complicazioni che, per lo più, riguardano i ricordi della famiglia di origine e che vengono riversati nel dispositivo matrimoniale. C’è un cortocircuito.