La psicanalisi
La psicanalisi come formazione alla parola è una formazione incessante che si avvale costantemente di acquisizioni, perché nell’infinito non c’è sapere sull’infinito, ma c’è una produzione incessante di sapere effettuale. Questa è la virtù principale dello psicanalista, insieme alla generosità che impedisce di dire: “Sono arrivato, so, so già”. Questa idea è rovinosa per il professionista, per lo scienziato, è rovinosa per ciascuno che si trovi a svolgere un’attività, ma in modo assoluto per lo psicanalista perché, nel momento in cui ritenesse di essere arrivato, si troverebbe a non ascoltare più la sfumatura, a non ascoltare più quel che si dice tra le righe. Si metterebbe invece a origliare e a tradurre nel linguaggio convenzionale, ma, per questo, ci sono già le varie discipline. Mai la psicanalisi potrà diventare una disciplina, perché è un’esperienza specifica della parola originaria. La psicanalisi è stata mal tollerata dai vari regimi, e ancor di più oggi nell’esperienza cifrematica, proprio perché squarcia ogni ideologia, e non avalla nessuna psicoterapia, perché ha come suo orizzonte l’infinito delle cose, una verità che è sempre da trovare, una verità effettuale. La verità è effetto del tempo e non può essere ideologica, già data, cioè una verità fondamentale. È un’altra impostazione, è un’altra cosa. La psicanalisi è l’altra cosa, è la cosa intellettuale, rispetto a dottrine, ideologie, discipline note o meno note.