Il cielo della parola
La parola produce scienza, non è scientifica nell’accezione del discorso scientifico, cioè della riproducibilità. Nulla nella parola si riproduce. Si tratta di capire e intendere, nella singolarità e nella specificità di ciò che accade, quel che accade. Lo sforzo è di qualificazione, non di riproduzione, non di dimostrazione, non di giustificazione. Non si tratta di giustificare, dimostrare, argomentare una fantasia; si tratta di attraversarla, di analizzarla per cogliere dove va, in che direzione, verso quale invenzione trae. Questo sì, non per dimostrare che ho ragione a pensare così, né ragione né torto. Un pensiero è un pensiero, non rappresenta nessuno, non rappresenta un soggetto per qualcuno o per qualcosa, non è la dimostrazione della ragione o del torto.
Questa, dunque, è la questione della parola e del suo cielo, ma non del suo mondo. La parola è senza mondo, senza sfere, senza cerchio, senza origine e senza fine. Il mondo, invece, è fatto per finire.