La scuola dell’emulazione
Occorre inventare la nozione intellettuale di democrazia, quella vigente è una nozione mortifera di democrazia, ispirata all’idea di un potere da esercitare. Dove, come, quando, da parte di chi? Chi ha il potere? Dove sta il potere? Di chi è il potere? Potere su cosa? Come? Come gestire il potere? Demo-crazia. Ma non si tratta allora del popolo, non si tratta del soggetto, non si tratta di ognuno, non si tratta di tutti, ma si tratta del ciascuno, del caso di ciascuno. E il caso di ciascuno non attiene alla psicopatologia. La scuola può quindi fondarsi sul criterio democratico? Questo criterio esige la classificazione dei casi. L’insegnamento, la formazione possono istituirsi sul criterio democratico della classificazione? Sulla previsione? Sulla previsione del destino in base alla classificazione? Può il motto ispiratore della scuola essere “tutti sono uguali di fronte alla scuola”? Al di là del diritto all’istruzione che assicura al cittadino il diritto alla scuola dell’obbligo, può la scuola fondarsi sulla prescrizione alla parità, all’uguaglianza, all’omologazione, all’omogeneità per istituire come criterio di valutazione la classificazione delle differenze? Se il criterio è quello dell’eccellenza non può esservi parità né omologazione. Si tratta di non aderire al fantasma dell’invidia, della condivisione del mondo paritaria, antisessuale, omologante, fantasma che favorisce l’elezione del debole: ecco il popolo eletto! Popolo eletto è il popolo debole, eletto in quanto debole, suddito. Il popolo d’Israele eletto da Dio, suddito di Dio, il popolo democratico, popolo eletto, suddito del suo rappresentante.
Non dell’invidia quindi si tratta, ma di favorire l’emulazione in direzione del compimento del progetto e del programma di vita. Nessuna emulazione del popolo. Nessuna emulazione dell’uno rispetto all’uno uguale a se stesso. L’emulazione esige la differenza, esige la sessualità, esige la politica del tempo. Nessuna vendita senza emulazione, nessun messaggio.