Il romanzo d’avventura
- On 3 Marzo 2015
- avventura, psicanalisi, romanzo
Il romanzo d’avventura
Il romanzo d’avventura sta fra il romanzo storico e il romanzo politico: cioè fra dove incomincia il malinteso e dove il malinteso si rivolge. Si tratta sempre della scrittura e del modo con cui le cose giungono a scrittura. Scrivendosi le cose non sono più reali e il malinteso le trae verso la clinica e la cifra.
Ciascuno di questi due romanzi, a suo modo, pone l’accento proprio sulla vicenda del malinteso. Il romanzo d’avventura pone in primo piano la ricerca che esplora l’anfibologia delle cose. L’anfibologia, è l’idea che le cose possano essere positive o negative. A partire da questo ognuno poi applica la dicotomia, ossia la divisione fra cose positive e cose negative, cose da fare e cose da evitare. Sia chiaro, che questa anfibologia è solo presunta e viene attribuita alle cose per via di una fantasmatica per lo più tribale.
Il romanzo si tesse nel varco tra un malinteso e un altro malinteso raccontando le vicende che il malinteso trae con sé, nonostante la credenza. Il romanzo d’avventura è il romanzo in cui la vicenda ruota attorno a un punto vuoto e l’avventura ne è il suo contrappunto, che per lo più viene avvertito come disavventura.
Il romanzo d’avventura fornisce il materiale per cogliere che le cose, nonostante quel che possa sembrare, si rivolgono alla cifra, in direzione dell’avvenire, e mai finiscono. E, se affrontate intellettualmente, mai cessano di scriversi.
Le logiche della parola sono gli ingredienti essenziali del romanzo d’avventura, in direzione della chiarità.