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LA RIVOLUZIONE DELLA SESSUALITÀ

LA RIVOLUZIONE DELLA SESSUALITÀ

  • On 8 Maggio 2025

Giovedì 8 maggio 2025 alle ore 21, nella Sala Caduti di Nassiriya, in Piazza Capitaniato 20, a Padova, si terrà il dibattito diretto dal dott. Ruggero Chinaglia, analista, cifrematico, psichiatra, intorno alla questione

LA RIVOLUZIONE DELLA SESSUALITÀ

Questi dibattiti pongono l’accento sulle questioni che la rivoluzione della sessualità incontra nel suo itinerario, la cui direzione non è assegnata né scontata non è prescritta né è nell’alternativa. La sessualità e il narcisismo dinanzi allo spalancamento della vita trascorrono tra l’enigma donna e l’enigma uomo. Che cosa fa paura al riguardo? Forse l’idea di avere un’immagine da mantenere e da difendere, forse la presunzione di conoscere il proprio ritratto con l’intolleranza verso se stessi che può derivarne?
Quando l’idea di sufficienza applicata alla sessualità è messa in discussione dal disporsi degli eventi in modo differente e vario e l’idea di padronanza che la governa non regge più rispetto alla presunta identità, le categorie con cui la differenza e la variazione costanti vengono significate ora nella diversità, ora nella devianza ora nella malattia, rappresentano i nomi dell’intolleranza.

A chi partecipa ai dibattiti, verrà rilasciato, su richiesta, un attestato di partecipazione.

Calendario

Giovedì  8 maggio, IL GIUDIZIO, L’AUTOCRITICA, LA FRAGILITÀ

Resoconto

Il dibattito diretto dal dott. Ruggero Chinaglia che si è svolto giovedì 8 maggio 2025 in sala Nassiriya, a Padova, è stato di straordinaria attualità e efficacia. Le questioni dibattute sono state di grande interesse analitico e clinico.
È iniziato dalla constatazione del relatore che sempre più è diffusa nei vari ambienti e nelle istituzioni l’assegnazione di etichette a bambini, giovani, adulti, anziani per segnalare e stigmatizzare la differenza rispetto alla presunta normalità. È questa la nuova moda. Sono etichette sempre improntate al negativo, al male, alla malattia.
Una di queste è la diffusa attribuzione ai giovani della “fragilità”, come fosse una caratteristica comune. Con la “fragilità”, che allude al pericolo di rottura, è assegnata a ognuno la morte come eredità. E, contro la morte, ecco allora il crescente favore attribuito alla “resilienza”, proprietà della materia inerte, che caratterizzerebbe invece l’umano che si oppone alla morte.
Il messaggio istituzionale e mediotanasico che ne deriva sarebbe di contrastare la fragilità con la durezza e con l’indifferenza, anziché instaurare la ricerca e l’ascolto, nel dispositivo della parola, che consentano all’idea di fine di trovare assoluzione, elaborazione e dissipazione. La questione che intellettualmente sollecita è perché le attribuzioni di una definizione che assegna a sé o a altri l’appartenenza al negativo, risulti per lo più gradita, quasi un rifugio.
Ruggero Chinaglia ha messo in evidenza che l’etichettatura di sé e dell’Altro consente l’evitamento della ricerca e dell’ascolto intorno alla particolarità. L’attribuzione a ognuno di un “disturbo” risulta accomunante, in quanto così ognuno partecipa alla condivisione ideale. Questa parvenza di uguaglianza tra chi è accomunato allo “stesso disturbo”, nega la particolarità e la specificità e mira a togliere l’esigenza della qualificazione.
Inoltre, con l’assegnazione di una etichetta che comporta la conferma di un’idea di male, la cura è negata a favore di un esorcismo, che dovrebbe liberare dal male ripristinando il bene. All’esorcismo religioso il discorso dell’Unico sostituisce l’esorcismo laico. Di Sabrina Resoli

***

Nel corso del dibattito il relatore ha esplorato i motivi che portano a assegnarsi o a assegnare a altri una etichetta, una definizione, per lo più negativa con riferimento al male, alla malattia, ai disturbi di varia natura, che includono in un’ampia classificazione generica.
L’etichettatura è accettata in nome di un’uniformazione, di un’omologazione che condividerebbe un’appartenenza: ciò nega la particolarità e esclude l’ascolto.
La prescrizione all’inclusione e alla comunanza toglie la ricerca e nega l’ascolto, si evita così di capire e d’intendere la specificità di ciascuna questione, di un dettaglio rispetto a un altro, quando invece l’esigenza effettiva è di avviare la ricerca linguistica analitica e clinica intorno agli elementi della domanda, per giungere a qualificarla.
Tra le varie etichette, attribuite sopra tutto ai giovani, c’è quella della fragilità. Il messaggio di questa etichetta è la “rottura” come pericolo della fine del tempo, il pericolo della mortalità. Nell’etichetta di fragilità c’è quindi l’idea del “ritorno alla polvere”, un’idea mortifera. Di Fernanda Novaretti.

***

Nell’interessantissimo dibattito di giovedì 8.5.25 dal titolo Il giudizio, l’autocritica, la fragilità, introdotto e diretto dal dott. Ruggero Chinaglia, alla Sala Nassiriya, si è discusso della constatazione che è in auge, nelle istituzioni e nella società, sia l’assegnazione agli altri sia l’accettazione per sé di etichette che rendano condiviso il riferimento a una così detta malattia, che così diventa segno di appartenenza a una categoria del male.
Si è dibattuto sul perché l’etichettatura e la sua significazione è accolta con gradimento, senza promuovere un questionamento, causando invece l’accettazione di appartenere a una stessa categoria, pur nella sua genericità.
Ciò avviene negando la particolarità dell’atto di parola, per l’abolizione della ricerca analitica e per l’indifferenza rispetto all’ascolto degli effetti della parola: in breve, è l’accettazione della morte intellettuale.
Riconoscersi in un’etichetta che sancisce una malattia, quando si tratta in realtà di una difficoltà o dell’esigenza di chiarimenti, fa anche da impedimento alla cura: sottoporre le istanze e le esigenze della domanda a una definizione comune e generica sostituisce la cura con l’esorcismo, che ha lo scopo di eliminare il male o il negativo per ripristinare il bene o il positivo.
In questa idea di ritorno al bene, s’innesta l’attribuzione, costante in vari ambiti e ambienti, in particolare ai più giovani, dell’etichetta di fragilità, che vale a ricordare l’appartenenza al genere umano e il principio di uguaglianza della fine del tempo, sancita dal motto che prescrive il ritorno alla polvere e alla cenere.
C’è nell’etichetta di fragilità il disegno del sistema dell’Unico di convertire la cura e il viaggio che essa esige nell’esorcismo “liberatorio” uguale per tutti. Di Giampietro Vezza.

Giovedì 15 maggio, ANCOLA LA FRAGILITÀ. LA LINGUISTICA DELLA SESSUALITÀ E I SUOI ASTERISCHI

Giovedì 22 maggio, SESSO E ODIO. IL TERRORISMO DEL GENERE

LA RIVOLUZIONE DELLA SESSAULITÀ.3

L’ingresso è libero.

Per info scrivere a ruggerochinaglia@infinito.it o tel. 049 656218


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