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LA RIVOLUZIONE DELLA SESSUALITÀ

LA RIVOLUZIONE DELLA SESSUALITÀ

  • On 27 Marzo 2025
  • Chinaglia Ruggero, la rivoluzione della sessualità

Giovedì 27 marzo 2025 alle ore 21, nella Sala Caduti di Nassiriya, in Piazza Capitaniato 20, a Padova, prosegue la serie dei dibattiti organizzati dall’Associazione Cifrematica di Padova, con cadenza settimanale e diretti dal dott. Ruggero Chinaglia, analista, cifrematico, psichiatra, intorno al tema

LA RIVOLUZIONE DELLA SESSUALITÀ

Questi dibattiti propongono un contributo civile alla questione sessualità, tenendo conto dell’esperienza cifrematica, esplorando cosa “usualmente” e comunemente è chiamata sessualità e come invece interviene per ciascuno vivendo.
Della “sessualità” è spesso inseguita una versione corretta, presunta naturale o innata, comune, prescrivibile, cui adeguarsi secondo i generi, cui segue l’attribuzione alla sessualità di svariati problemi. E così la “sessualità” è spesso archiviata come attributo della relazione umana, nell’idea di androgino, in un’alternativa fra rispetto e stupro, fra violenza inferta e violenza subita, riducendola all’applicazione di un “buon costume”.
Ne è proposta una versione demonizzata e organicista, legata a un’idea del corpo ritenuto proprio o altrui di cui immaginare o credere di potere fare uso, consacrandone un tabù, come per lo più avviene.
Si pone per ciascuno, invece, la questione sessualità con i suoi modi, con il suo processo linguistico, con le esigenze, le istanze, le domande, le sensazioni, le proprietà che indicano una questione ampia, differente e varia che non può entrare in una definizione che la delimiti.
La questione sessualità sta nel terreno della parola, nell’humus e nell’humanitas, nell’indulgenza, nel rischio e nell’azzardo dell’incontro, nella scommessa inerente la riuscita e la qualità della vita.

Calendario

Giovedì 27 marzo, LA SESSUALITÀ SENZA MORATORIA

Il sistema sociale relazionale, nelle sue varianti ideologiche, dispensa l’idea di un avvenire possibile e pensabile, più economico, più sano, più green, più inclusivo, più facile, più comodo, con il miraggio del benessere, del futuro radioso e l’immagine di una realtà ideale di cui ognuno dovrebbe disporre. Nell’attesa, sorgono così le categorie del fragile, del debole, del carente, del disadattato che costituiscono la base della classificazione identitaria fatalistica, con riverberazioni sessuali e conseguenze discriminatorie. Con l’idea di moratoria, si afferma anche la negazione del talento e l’idea dell’ultimo tempo, con la paura, il panico, il terrore che ne derivano e l’idea di ricatto e riscatto, che negano la sessualità come politica della vivenza.

Resoconto

L’intervento introduttivo del dott. Ruggero Chinaglia ha proposto la questione che è sempre meno accolta e praticata la precisazione linguistica e che, in presenza di difficoltà o di disagio, è preferita
un’etichetta psicopatologica all’esigenza della ricerca per intendere di cosa si tratti. Quasi un’accettazione dell’idea di malattia. Sempre più numerosi sono coloro che sostengono che una diagnosi che certifichi il male fa sì che si produca di una sorta di rassicurazione in chi la riceve, come se si trattasse di un accudimento, in attesa di ricevere la risposta risolutrice. Con questa idea di soluzione, la sessualità è messa in moratoria, a favore dell’attesa che il male sia tolto da qualcuno che intervenga in modo salvifico togliendo il rischio e l’azzardo della domanda in atto.
Quante volte la sessualità è messa in moratoria a favore dell’assunzione di un luogo comune che è il risultato pensare il tempo come finito? È il caso di ogni certezza e di ogni definizione.
Nel dibattito sono state poste molte domande con richiesta di precisazioni intorno alla sessualità rispetto all’erotismo, all’edonismo, al coito, alla procreazione, al così detto comportamento sessuale
e all’orientamento sessuale. Di Giampietro Vezza.

Giovedì  03 aprile, LA TENTAZIONE SESSUALE

La versione più comune e accettata di ciò che è chiamato tentazione oscilla fra la promessa e la minaccia. Fra l’ipotesi di perdita o di guadagno. Nell’ideale di padronanza, la tentazione evoca il proibito, ma anche il segno di una possibile mancanza, quando la riuscita sarebbe sottomessa all’idea della difficoltà o della facilità. Nell’un caso la trasgressione diviene segno della colpa, nell’altro caso diventa il tentativo di attenersi alla probabilità. Così la tentazione diventa la messa alla prova dell’idea di salvezza, idea sostanzialista e mentalista. Ma, c’è un’altra tentazione nella rivoluzione della sessualità che non s’inscrive nel canone del negativo.

Come, quando e per quale vicenda sta avvenendo o sono avvenute per ciascuno un inciampo, una vicissitudine, qualcosa che sembra arrestare il proprio progetto e la continuazione del viaggio?
Allora, entra in gioco la tentazione intellettuale, cioè la necessità e l’occorrenza di capire, d’intendere e, raccontando, di coglierne gli elementi linguistici. La sessualità s’instaura trovando il modo opportuno per compiere ciò che occorre.

Resoconto

L’intervento introduttivo di Maria Antonietta Viero, esplorando le tentazioni di Cristo narrate nei vangeli, ha distinto la natura sostanziale e mentale della tentazione morale dalla tentazione
pulsionale. La prima, contrapponendosi all’idea di bene, è comunemente intesa come malefica. E chi si trova nella tentazione morale, si trova così esposto al peccato e alla trasgressione,
nell’alternativa tra consentito e proibito. La tentazione pulsionale, invece, è virtù del principio della parola e trae ciascuna cosa al valore.
Ha distinto anche la tentazione pulsionale dalla prova, termini che hanno un’adiacenza linguistica: la tentazione nella sessualità è tentazione pragmatica con il suo modo di fare. La prova è ciò rispetto
a cui non si può derogare. La tentazione sessuale rivolge la domanda alle cose da fare, senza dovere conformarsi a presunti modelli di riferimento: ha il suo sbocco nella produzione, con novità che la domanda esige.  Di Giampietro Vezza.

Maria Antonietta Viero, scrittrice, esponente del Movimento Cifrematico Internazionale, già menzione speciale al Premio Letterario Internazionale Camaiore 2023 e segnalazione al Premio Lorenzo Montano 2023 con l’opera La padrona delle oche, di cui una poesia è inserita nella raccolta edita da Crocetti Non a te nudo amore. Poesie d’amore scelte, a fianco dei maggiori poeti di ogni tempo.
In questo libro la prosa e la poesia s’intrecciano. Non è scrittura di sé, non è scrittura del ricordo. È scrittura che, nella trasposizione di elementi di vita, trova la via della prosa e della poesia, che non sono tra loro alternative. È stato sottolineato nel ricchissimo e avvincente dibattito, che ha mantenuto il pubblico in sala fino alla conclusione, che questa scrittura dell’esperienza incontra la prosa come esigenza narrativa della memoria e la poesia come arte e invenzione del malinteso. E del malinteso c’è una restituzione con la questione madre. Questo avviene in una lingua incontrollabile, la lingua dell’infantia, che non consente di padroneggiare la parola, tra afasia e alingua. È la lingua che non descrive, ma narra, indica, allude e lascia al malinteso il compito di condurre il lettore altrove. Senza concetti e senza soggetti.
Maria Antonietta Viero ha rivolto l’invito a ciascun lettore di non di cercare di capire cosa voglia dire l’autore o quale sia “il fatto” creduto certo, ma “di lasciarsi condurre dalla musica della memoria, che interviene leggendo”. Di Fernanda Novaretti.

Giovedì 10 aprile, SESSUALITÀ E SALUTE

La salute si produce per ciascuno per l’integrazione delle cose che accadono, senza nulla escludere, elaborando e accogliendo l’incontro. La salute non è un bene che si ha dall’origine e che si deve salvaguardare dal pericolo di perderla, ma si conquista vivendo, con la qualità della ricerca e dell’intrapresa. Esige il progetto e il programma di vita. È l’altro nome della guerra intellettuale, senza nemico di cui sbarazzarsi, nel dispositivo di analisi nel gerundio della vita.
Si pone, quindi, la questione del modo della cura per assicurare o garantire la salute. Impossibile applicare la cura comune per tutti. Il mito della cura è il mito del tempo, mentre l’assetto tecnologico insegue l’abolizione del tempo, con l’utopia di vincere e abolire la morte.
Contribuiscono al dibattito anche alcuni spunti tratti dal libro di Georges Mathé, medico, oncologo, scrittore, 1999. L’uomo che voleva essere guarito, Spirali.

Resoconto

Introdotto da Giampietro Vezza si è svolto il dibattito Sessualità e salute, della serie LA RIVOLUZIONE DELLA SESSUALITÀ, diretta dal dott. Ruggero Chinaglia.
Nel dibattito è stata analizzata l’enunciazione: “Ho tutto per essere felice, sono un uomo arrivato”. “Avere tutto, per essere finito”: così si enuncia lo spettro della completezza e della felicità ideale; ma la felicità non è una proprietà dell’“essere”. L’idea di “avere tutto per essere felici” è la trappola ideale dell’ultimo tempo e della prescrizione di dovere arrivare all’ultimo tempo.
Vivendo, è impossibile la completezza. Nella presunzione di potere o dovere “avere per essere” è abolito il “non” dell’avere e il “non” dell’essere, il “non” dell’impossibile, grazie a cui avviene la ricerca; se la completezza fosse possibile non ci sarebbe la ricerca, che comincia, prosegue e non finisce mai. Il “non” tolto dalla ricerca è allora attribuito, soggettivamente, alla sessualità, che però ha sede nel contingente. Ma nel contingente non vige il “non”, con l’impossibile, ma l’occorrenza del tempo pragmatico.
La sessualità non è automatica, né innata, né naturale, benché ce ne sia la credenza; questi pregiudizi instaurano la tassonomia dei disturbi della sessualità e la fanno rientrare in una modellistica e nell’alternativa e nell’alternanza fra sessualità corretta o non corretta, normale o deficitaria, valida o o degradata.
L’ignoranza della sessualità è essenziale per la sua instaurazione, altrimenti interviene una etologia dovuta all’idea di conoscenza e all’idea di adeguamento. Il rimando, il rinvio di ciò che occorre fare, il dubbio se fare o non fare con la negazione dell’occorrenza negano la sessualità. Di Fernanda Novaretti.

Nell’intervento introduttivo, il relatore ha proposto che la salute non è un bene “soggettivo” che si possa perdere o mantenere e è vano cercarne l’equilibrio statico, pur ricorrendo a sostanze o a riti purificatori.
L’idea della della salute pubblica, con la sua rincorsa alla sanità collettiva ideale e con l’applicazione di metodologie standard, come soluzioni per tutti, non tiene conto della domanda che ciascuna volta interviene quando una difficoltà si annuncia, con i suoi indici, indizi, segnali che occorre cogliere e dirigere alla qualità. La salute è infatti l’istanza di qualità nel dispositivo intellettuale della parola. Il ricco dibattito che è seguito ha ruotato sulla combinazione fra salute e sessualità ponendo l’accento sulla questione clinica della “completezza” e della “perfezione”, che negano la sessualità e la salute con il loro riferimento a un ideale finito. La salute interviene nel dispositivo pragmatico non accettando la trappola della facile, ipotetica soluzione sostanziale. È stato anche sottolineato che la sessualità e la salute esigono l’inderogabilità dell’occorrenza di ciò che nel programma di vita tende a compiersi e di cui non può esservi contenimento e risparmio, senza compromettere l’una e l’altra.
L’appuntamento è per giovedì prossimo.

Giovedì 17 aprile, L’UOMO, LA DONNA, LA SESSUALITÀ

Introdotto da Sabrina Resoli, ricercatrice, insegnante.

L’esperienza analitica e la clinica cifrematica indicano che “uomo” e “donna” non hanno un riferimento ideale, non sono idee platoniche di cui avvalersi per ricavare una definizione universale. “Donna” e “uomo” sono indici di ciò che, parlando, entra nella struttura, e costantemente differisce e varia. Come farne definizioni precostituite?

E la sessualità attiene al tempo e al modo di fare ciò che occorre e che è essenziale alla vita.
Con l’incontro di giovedì, prosegue l’esplorazione intorno alla questione sessuale, anche con la lettura del Martello delle streghe. La sessualità femminile nel “transfert” dell’inquisitore (Spirali), verificando se e in che modo “donna”, “uomo” e “sessualità”, nella società di oggi, mantengano ancora la mitologia del rapporto fra il diavolo e la strega.

Resoconto

Parlando, ognuno ignora ciò che “si sta dicendo” e questo esige l’ascolto. L’epoca in corso è contraddistinta dalla saccenza che ritiene di non avere bisogno di ascoltare, in quanto crede che ogni cosa sia “tale” e sempre uguale. È l’epoca caratterizzata dal “punto di vista” che difende opponendosi al questionamento che l’atto di parola introduce, senza tenere conto dell’Altro che interviene parlando.
Intellettualmente, i lessemi “uomo” e “donna” non si chiudono in una definizione, pertanto è vano intrattenersi sulla “questione dell’uomo” o sulla “questione della donna”, convertendo la questione nel pettegolezzo inerente tutti gli uomini e tutte le donne. Differentemente, la questione uomo, la questione donna, la questione sessualità non sono già dati e conosciuti, ma sono da indagare e da qualificare per quanto attiene a ciascuno.
L’intervento introduttivo di Sabrina Resoli a proposito del libro Il martello delle streghe. La sessualità femminile nel “transfert” degli inquisitori, scritto nel 1486 a opera di due inquisitori Heinrich Institor e Jacob Sprenger, è stata l’occasione per esplorare alcune credenze e luoghi comuni vigenti rispetto alla sessualità attribuita alle streghe e ai demoni, dagli inquisitori e ritenuta prescritta a tutti. Di Fernanda Novaretti

Sono state dibattute alcune questioni intorno alle note di lettura di Sabrina Resoli del libro Il martello delle streghe, manuale di riferimento dell’Inquisizione e della “caccia alla streghe” che ne segue da secoli, dove gli autori spiegano il punto di vista inquisitorio atto a punire e correggere la persona infetta da “perversione eretica”.
La donna/strega, in quanto complice del diavolo nella pratica dell’“immondo carnale”, ha nel “corpo” la colpa che trae al delirio gli inquisitori, travolti dalla fantasmatica della sessualità femminile, ritenuta passibile di eresia, in quanto fuori dalla parola. Negando la procedura per integrazione, la strega ha oggi il suo sostituto nel soggetto debole, malato e incapace, che cerca e trova nella relazione sociale transitiva, cioè nel sistema di relazioni, la rivendicazione e il riscatto.
Ma la relazione originaria, che non è interpersonale, è modo dell’apertura dove il tempo non passa, non scorre e non finisce. Uomo e donna non appartengono al campo delle relazioni umane o sociali, ma sono questioni, indici della sessualità in atto, indici della differenza assoluta nella parola, inconoscibile. Parlando, l’imprendibile dell’uomo e l’imprendibile della donna sfociano nella comunicazione civile, senza più omologazione. Di Giampietro Vezza

La serie prosegue giovedì 24 aprile nella Sala di Palazzo Eurobuilding in Largo Europa, 16, a Padova.

L’ingresso è libero.

Per info scrivere a ruggerochinaglia@infinito.it o tel. 049 656218


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