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La politica della nostra città

La politica della nostra città

  • On 10 Maggio 2017

Da giovedì 4 maggio 2017, alle ore 21, nella sala di Palazzo Eurobuilding, in Largo Europa 16, a Padova, comincia la serie di conferenze del dott. Ruggero Chinaglia, psicanalista, cifrematico,

dal titolo generale

La politica della nostra città

Giovedì 4 maggio 2017

La politica della nostra città

La nostra città è dove nessuno è escluso e ciascuno è invitato a costruire. È la città che si erige sulla questione cattolica, quando ciascuna cosa procede per integrazione.

La politica interviene come scrittura della struttura pragmatica, dove l’Altro funziona, dove nome e significante funzionano, senza soggetto agente che sospenda il processo di qualificazione. Non c’è politica nella città dominata dalla paura dove ognuno si rappresenta come totem, come soggetto fondato sulle relazioni sociali e genealogiche.

Chi, indica unicità, non mai chi sono io, chi sono gli altri, chi sono loro. Quale, indice della qualificazione, nulla è tale. Dove, indica qual è la causa perché qualcosa accade. Quando, è istantaneo e indica il tempo che interviene come taglio. Chi, come, dove, quando, sono nel gerundio dove non c’è più chi può pensare agli altri. Le cose si dicono quando chi parla non è qualcuno.

Giovedì 11 maggio 2017

Chi governa la città

La nostra città è la città che si erige sulla questione ebraica, sulla questione cattolica, sulla questione giapponese, sulla questione islamica, sulla questione femminile, sulla questione intellettuale, quando ciascuna cosa procede per integrazione, senza l’idea di origine e di fine e si rivolge al valore.
Questione di salute.

Giovedì 18 maggio 2017

La città di Caino

E questa è
[65]         la vita? – faticoso lavoro! e perché io dovrei affaticarmi? Perché
mio padre non seppe tenere il suo posto nell’Eden?
E io cosa c’entro? – Io non ero nato:
io non tentai di nascere; né amo lo stato
al quale la nascita mi ha condotto. Perché mio padre
[70]         cedette alle lusinghe del serpente e della donna? Ovvero,
dopo aver ceduto, perché soffrire? Cosa implicava ciò?
L’albero era stato piantato, e perché non per lui? E se non per lui,
perché a lui così vicino, nel luogo dove era cresciuto,
così ben fatto e proprio al centro?  Ma essi hanno
[75]         una risposta sola a tutte le domande, «Questo era il suo volere,
ed egli è buono.» E come posso saperlo io? Forse dal fatto
che egli è onnipotente segue anche che egli sia infinitamente buono?
Io giudico, ma attraverso i frutti – ed essi sono amari –
di cui devo nutrirmi, per una colpa non mia.

George Gordon Byron – Caino (1821), ATTO I. Scena I.—La Terra senza il Paradiso. Monologo di Caino (65-95) Le domande dissacranti di Caino (65-79)

La città maledetta è la città che esiste già nel segno dell’origine e della fine, l’altro nome della predestinazione. Lì la riuscita non può avvenire. La città dove si tratta di vivere si instaura e procede secondo l’idioma, per integrazione, procedendo dall’intero e non dall’origine. Senza carenza, senza negatività. Nessuno nasce segnato, se non nella credenza nella propria origine.

La città dove vivere è in corso di perenne fondazione; è la città dove il tempo non finisce e la domanda si rivolge al compimento. Poiché il tempo non finisce, la città si scrive. Questo il compito della civiltà della parola. La cifratura non ha fine.

Giovedì 25 maggio 2017

La fiaba di Caino

Quando interviene la fantasia che il tempo passi e scorra e, quindi che non ci sia più tempo, perché si avvicina la fine, se invece di analizzare la fantasia, vi si reagisce, allora il misfatto è in arrivo.
Quando l’idea della fine prende il sopravvento, e invece del ragionamento prevale il convincimento di dovere reagire, allora il misfatto è in arrivo.
La reazione è ciò che il senso comune invoca come dimostrazione della padronanza e della auto sufficienza.
Reagire al fantasma è l’indice della sua totale accettazione.
Tristezza, denigrazione, amarezza, debolezza, invidia, degradazione, spossatezza, negatività accompagnano in corteo il fantasma di padronanza e di fine. E mestamente fanno cerchio con l’idea di origine.
Senza la disposizione a capire, indagando su cosa si tratta, molti la chiamano malattia.

Giovedì 8 giugno 2017

Caino, Abele e la sharing economy

Promettere la qualità per tutti, la qualità di genere, la qualità senza valore è proprietà del discorso politico che cerca il consenso in nome del buon senso e del senso comune, per essere eletto dal popolo che si riconosca nello standard. Questa promessa non avviene sul terreno della parola ma di un’ideologia ormai accomunante e comune per l’ignoranza del politico, che poggia su fondamenti popolari, di facile partecipazione.

La città di cui si tratta per il politico in cerca di elezione è la città che non ci sarà mai, perché è la città della pubblicità. Il discorso politico è il discorso del ritorno alle origini. La città dell’apocatastasi, la reintegrazione nell’Uno, nell’unità della creazione dove tutti saranno redenti. Una visione escatologica mistica, di facile presa sulla mentalità del popolo che si crede tale. È una visione che esige l’equazione finale con l’idea di ritorno al nulla.

Giovedì 15 giugno 2017

Il caso clinico di Caino. George G. Byron, Philip Roth, John Romano

La clinica non è la somma del negativo e del positivo per assegnare un’etichetta che la rappresenti nel catalogo del male. E’ l’arte della piega in direzione della cifra di ciascun dettaglio.

Giovedì 22 giugno 2017

“Non posso vivere senza di te”

Quando vivere è la rappresentazione dell’avere o dell’essere o di entrambi, in modo da risultare una conseguenza dell’avere o dell’essere, o di entrambi, quando vivere dipende dal possesso di ciò che alimenta l’idea dell’avere o di essere, l’idea di pericolo è assicurata: è il pericolo della perdita.

Giovedì 29 giugno 2017

La città sessuale

La città in cui vivere non è determinata geograficamente, né spazialmente. E’ la città in cui si tratta, per ciascuno, di compiere il progetto e il programma di vita. E’ la città della dissidenza intellettuale, della leggerezza, dell’aria, della libertà, senza cui la città diventa la gabbia del conformismo e la cappa della mediocrità, la fabbrica dei “valori” standard.
Senza dissidenza, senza arte, cultura e scienza della parola, la città non si costruisce e si trasforma nel circolo del nulla, governato dall’ideologia della morte, chiamata dialogo e condivisione.
La città in cui vivere è senza divisa.

Giovedì 6 luglio 2017

L’occorrenza del sesso

Il tempo è taglio, la sessualità è la politica del tempo. Il sesso è il modo con cui il tempo interviene nell’atto e lo rende imprevedibile, non misurabile, non concettuale. Il disagio è originario e il taglio è sessuale. L’intellettuale è sessuale. Proprietà temporale.
Come gestire e governare e controllare il taglio? Cioè come fare diventare il taglio una facoltà umana? Questa è stata e è la sfida del fantasma di padronanza, come padronanza sul tempo, alla parola originaria e alla sua esperienza.

Giovedì 13 luglio 2017

La cosa sessuale

Le cose si dicono. Tante cose, quante cose? Per via di scambio, nessuna cosa rimane tale e ciascuna volta lascia un resto, indicativo di uso e abuso linguistico, di variazione, invenzione, gioco, lavoro. Per questa via, le cose entrano nella parola. La cosa, la cosa stessa, l’altra cosa, nel tragitto verso la qualificazione, per intervento del tempo, diviene cosa sessuale, diviene cifra. Per via di scommessa.

Giovedì 20 luglio 2017

Edipo e il figlio senza segreto

Con interventi di Patrizia Ercolani, Fabrizio Moda, Barbara Sanavia.

Ognuno cerca il segreto di mamma, il segreto della sessualità, in particolare chi si reca dalla prostituta, madre ideale onnicomprensiva e onnisciente.
E il segreto del figlio? Oggi va di moda l’attribuzione del segreto o del mistero, per nascondere i limiti della propria ricerca.
E per chi crede nell’origine con il suo segno e nel destino segnato dall’origine, non c’è scampo alla fantasia di condanna alla predestinazione.
Questa condanna ha anche un altro nome: coscienza, per non dire conoscenza.

Giovedì 27 luglio

Edipo. Dalla fiaba al mito

Con l’intervento di Gianfranco Dalle Fratte

La fiaba narra come il fantasma di origine e di fine e di male prevalgano sulla storia. La storia narra come si dissipa il fantasma di origine, di fine e di male.
Il fantasma è l’operatore logico che connette l’oggetto con la funzione. Il fantasma materno invece è l’agente che si giustifica con l’idea di origine, di fine, di male. La scommessa analitica è dissipare l’idea di origine, di fine, di male con le loro significazioni vivendo l’attuale della storia in direzione della cifra.

Giovedì 3 agosto

Corinto, Tebe, Colono. Il viaggio di Edipo

Giovedì 10 agosto

Il caso clinico di Edipo

Non c’è “chi” sia caso, tanto meno caso clinico. La clinica procede dall’analisi e si rivolge alla cifra. L’analisi è analisi del sembiante e la clinica è clinica del sembiante. Analisi e clinica del sembiante non si volgono alla psicopatologia, o alla antropologia, tanto meno quella criminale. Analisi e clinica del sembiante nella parola, indicano che l’idea non agisce e autore è il nome. Nessuna sanzione clinica, nessuna giustificazione clinica, ma la scrittura clinica, il compimento clinico, per l’approdo. Si tratta della clinica della parola, della clinica del sembiante, non quindi della clinica dell’uomo o della donna, o della clinica del soggetto. Charcot non è più che un lontano ricordo…

 


Per partecipare occorre essere iscritti all’Associazione cifrematica di Padova per il 2017 e avere versato la quota associativa. È possibile pre-iscriversi anche se non si è ancora associati. E si può fare in vari modi: telefonando, scrivendo al nostro indirizzo mail o usando il modulo contatti del nostro sito nella pagina Comunica.

All’ iscrizione si può provvedere anche la sera stessa, fino a pochi minuti prima dell’evento.

Per ulteriori informazioni o per iscriversi nei giorni precedenti, si può scrivere a associfrematica@gmail.com oppure telefonare allo 049 656218.

È prevista una riduzione per gli studenti.


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