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La ricetta per stare bene

L’Altro occorre innanzi tutto accoglierlo; è facile dire che non si trova aiuto, se viene respinto in forma preventiva, negando l’Altro che dispensa l’aiuto. Come mai, c’è da chiederselo, per lo più si è disposti a cercare aiuto in questa o quella sostanza, in questa o in quella cosa, in questa o quella comodità, in questa o quella prescrizione e invece quasi mai c’è disposizione a interrogarsi su come si sta vivendo? Interrogarsi per capire se è il modo opportuno, con le istanze, le esigenze, le aspirazioni che c’erano, ci sono, e che invece vengono totalmente contraddette e negate dal modo che è in corso. Uno sente di stare male e va dal medico che glielo conferma, mica gli chiede come sta vivendo! Gli prescrive questo e quello, e non viene minimamente messa in questione la vivenza, come cioè sta vivendo, perché ognuno cerca aiuto, ma in base a quale principio? In base al principio di conversione del male in bene: sto male e voglio stare bene; stare male, stare bene, stare, cioè è un principio magico, un principio di conversione automatica: il male deve diventare bene. Per fare questa conversione magica ci vuole la sostanza, che una volta si chiamava la pietra filosofale che poteva convertire in oro qualunque minerale, cioè faceva diventare valore qualunque cosa, per magia. Questa pietra filosofale, di cui si favoleggia, è tuttora in vigore; questo principio, questa credenza alchemica nella pietra filosofale è ancora più che mai in atto nell’epoca, non è una questione di medioevo, di anni bui, di secoli bui, di arretratezza, è una metodologia tuttora in vigore. Ognuno confida di potere stare bene per conversione, per magia, per uso di sostanza. Ognuno chiede di stare bene, come se questo però non dipendesse da quello che dice, da quello che fa, dal suo progetto, dal programma, dalla vivenza


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