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Padova, 24 luglio 2008, Sala polivalente della Guizza, corso La follia e la pazzia. La clinica.

L’anoressia

L’anoressia, come principio della parola, indica proprio questo: l’assenza di padronanza. Senza padronanza è un modo per dire senza il primato della coscienza, senza soggettività. Senza padronanza: secondo l’idioma, secondo l’inconscio.
Anoressia: senza desiderio? Senza tensione? Senza appetito? Oppure, senza padronanza sul desiderio, sulla tensione, sull’appetito, dato che non c’è una sostanza che possa soddisfare quest’appetito secondo una qualche prescrizione.
Perché questo indice dell’assenza di padronanza, questo indice dell’insostanziale viene invece catalogato come malattia, o disturbo?
Sta qui lo spartiacque tra l’ordine del discorso e l’ordine della parola.

Anoressia originaria, anoressia intellettuale, anoressia mentale. Come sapere cosa mangiare? Cibo sano e cibo inquinato. Cibo o veleno. Grasso o magro. Puro o impuro. Nell’alternativa ogni cosa può costituire il segno del male o della morte. Per non nutrirsi di sostanza nociva ecco il digiuno purificatore: nulla deve contaminare il corpo puro, tanto meno la sessualità, quale segno dell’incesto.

Anoressia, anche tentazione intellettuale: nessuna cosa è già qualificata, nessuna cosa ha già un senso, un sapere, una verità. Ciascuna cosa tende a qualificarsi, per quella virtù del principio che è il disagio. Il disagio ha il dubbio come suo modo. E il dubbio avvia la tensione intellettuale, il viaggio, l’indagine.

Chi sa, chi non sa. Due modi di togliere l’anoressia, il dubbio. “Non so più cosa dire, non so più cosa fare”. “Non dico più niente, non faccio più niente”. E intanto così è già istituito il soggetto del sapere, il soggetto della coscienza. Il soggetto anoressico. Il soggetto anoressico è il mentale, il soggetto mentale. Il soggetto mentitore, il soggetto che dice la verità.
Il soggetto deve sapere: cos’è, cos’ha, cosa fa. Chi è. Il soggetto della conoscenza: di sé e dell’Altro.

Il soggetto senza dubbio, tutto di un pezzo. Il soggetto che deve conoscersi. Chi può reggere, credendovi, a questa prescrizione? Chi può reggere all’idea dell’incesto? Del male dell’Altro?, Del peccato dell’Altro, della sua corruzione?
In assenza di dubbio sorgono certezze: su di sé e sull’Altro, sul corpo e sulla scena, sul desiderio, sul godimento, sulla verità.
Il mentale è il regno delle certezze e l’anoressia mentale è il modo della loro applicazione.


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